Poliambulatorio Minerva e Lapam presentano
Prevenzione in Rosa :
Tumore dell’utero – Osteoporosi e malattie cardiovascolari -Diabete mellito da adulta e diabete gestazionale
Relatrice: Dott.ssa Petrella Elisabetta – Specialista in Ostetricia e Ginecologia
Perché abbiamo deciso di dare importanza a queste tematiche?
Perché prevenire è importante!!!
Ecco di cosa si parlerà durante l’incontro.
TUMORI DELL’UTERO:
1.1 TUMORE DEL COLLO DELL’UTERO O DELLA CERVICE
Il tumore del collo dell’utero (o della cervice uterina) è al secondo posto nel mondo, dopo quello della mammella, tra i tumori che colpiscono le donne. ll carcinoma in situ presenta massima incidenza intorno ai 25-35 anni riducendosi progressivamente nelle fasce d’età successive fino a essere assente oltre i 65 anni. Il carcinoma invasivo, al contrario, presenta un’ incidenza variabile nelle varie fasce di età: sotto i 20 anni è praticamente assente e tra i 40 e i 65 raggiunge il suo picco di incidenza.
Fattori di rischio:
- Ambientali: quali l’inizio precoce dell’attività sessuale, il numero elevato di partner, fumo, infezioni genitali, l’utilizzo degli estro-progestinici, il basso stato socio economico. Tutte le condizioni che determinano una situazione di immunodepressione sembrano contribuire allo sviluppo della malattia invasiva: infezione da HIV, uso continuativo dei corticosteroidi, infezioni da herpes virus.
- L’infezione da HPV (papilomavirus) è molto diffusa (si calcola una prevalenza nella popolazione generale che supera l’80%) ed è ritenuta la condizione necessaria, ma non sufficiente per lo sviluppo della neoplasia invasiva. Nella maggior parte dei casi infatti l’organismo umano ha una capacità di debellare il virus che arriva all’80% entro 1-2 anni dal primo contatto. Gli studi di patologia molecolare hanno consentito di identificare oltre 200 sottotipi virali di cui oltre 30 oncogeni per l’uomo.
Screening:
Il test impiegato finora nello screening per il cancro del collo dell’utero è il Pap-test. Deve essere effettuato da tutte le donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni ogni 3 anni. Secondo le prove scientifiche disponibili è questo infatti l’intervallo di tempo che rende massimi i benefici dello screening e riduce al minimo i costi e le visite specialistiche.
Il principale test di screening per il carcinoma della cervice è oggi considerato l’HPV test. Nella maggior parte delle Regioni italiane l’HPV test ha sostituito il PAP test come test. L’esame HPV test viene effettuato a partire dai 30 anni ed ripetuto con intervalli di 5 anni. Nei casi positivi al HPV test va effettuato un PAP test e, se anch’esso sarà confermato positivo, la donna dovrà sottoporsi a colposcopia. L’affidabilità del PAP test è sensibilmente influenzata dal grado di esperienza del citologo esaminatore e dal modo con cui viene prelevato e allestito il preparato nei diversi vetrini. La modalità di refertazione del Pap-test può essere effettuata attraverso diversi sistemi di classificazione.
Vaccinazione profilattica contro le infezioni da HPV
Attualmente sono disponibili due tipi di vaccini:
- il vaccino bivalente (Cervarix®) a protezione dai ceppi HPV16 e 18
- il vaccino quadrivalente (Gardasil®) a protezione dai ceppi HPV16-18 e HPV 6-11, questi ultimi associati allo sviluppo della condilomatosi.
Per entrambe le vaccinazioni sono richieste tre somministrazioni consecutive.
In accordo con il nuovo piano vaccinale 2017-2019, la vaccinazione è prevista a partire dal 12° anno di vita con l’offerta attiva della vaccinazione anti-HPV a tutta la popolazione (femmine e maschi). Infatti, l’obiettivo è l’immunizzazione di adolescenti di entrambi i sessi. In funzione dell’età e del vaccino utilizzato, la schedula vaccinale prevede la somministrazione di due dosi a 0 e 6 mesi (per soggetti fino a 13 o 14 anni), o tre dosi a 0, 1-2 e 6 mesi per i più grandi. Dal 2017 e’ disponible anche in Italia un nuovo vaccino 9-valente (Gardasil® 9), che oltre che dai sottotipi 16, 18, 6 e 11 protegge anche contro i sottotipi 31, 33, 45, 52 e 58.
Diagnosi
Il sospetto si ha con il pap-test. Il medico invia la paziente ad eseguire la colposcopia (esame II livello). Non è sintomatico pertanto si raccomanda l’adesione allo screening.
1.2 TUMORE DELL’ENDOMETRIO (CORPO DELL’UTERO)
Il carcinoma dell’endometrio è la principale neoplasia del corpo dell’utero e costituisce la quarta causa più comune di cancro nel sesso femminile. È il tumore ginecologico più frequente nei Paesi Industrializzati. La causa principale è la quota di estrogeni elevata.
Fattori di rischio:
- Ambientali: il principale è l’OBESITA’ perché il tessuto adiposo dell’addome è capace di “produrre” estrogeni. Per contro un’ attività fisica costante, diete ricche di fibre sembrano essere fattori protettivi.
- Ormonali: la somministrazione di una non corretta terapia ormonale (soli ESTROGENI) in menopausa.
- Familiari
Sintomi e diagnosi
L’esordio clinico del carcinoma endometriale è rappresentato, nella grande maggioranza dei casi, da un sanguinamento vaginale anomalo, sia esso una perdita ematica vaginale in menopausa sia un sanguinamento inatteso rispetto al flusso mestruale normale in età fertile.Assai raramente, infatti, la neoplasia decorre in maniera asintomatica e la diagnosi viene posta in modo accidentale durante l’ecografia ginecologica annuale.
Dolore e perdite bianco-giallastre sono in genere dovuti a fenomeni necrotico colliquativi, tipici delle fasi più avanzate di malattia. Un interessamento linfonodale importante può determinare edema agli arti inferiori, al pube e alla vagina. Dolori addominali, pelvici, lombosacrali e glutei, sindromi sub occlusive, dolori ossei e dispnea sono i segni tardivi di diffusione metastatica della malattia. In ogni donna che lamenti una perdita ematica vaginale anomala, il primo esame da eseguire è l’ecografia trans-vaginale!
DIABETE MELLITO TIPO II
Il diabete mellito di tipo 2 è una malattia cronica caratterizzata da elevati livelli di glucosio nel sangue e dovuta a un’alterazione della quantità o del funzionamento dell’insulina, un ormone, prodotto dalle cellule del pancreas, che provoca l’ingresso del glucosio (zucchero) circolante all’interno delle cellule, dove viene utilizzato come fonte di energia.
Se il pancreas non produce una quantità sufficiente di insulina o se gli organi non rispondono in maniera adeguata all’ormone, il corpo non può utilizzare il glucosio circolante come fonte di energia e il glucosio resta nel sangue e i suoi livelli diventano sempre più alti.
Rappresenta circa il 90% di tutti i casi di diabete; si presenta in genere in età adulta (circa i 2/3 dei casi oltre i64 anni), anche se negli ultimi anni, un numero crescente di casi viene diagnosticato in età adolescenziale, correlabile all’aumento dei casi di obesità infantile.
Il diabete diagnosticato durante la gravidanza in genere regredisce dopo il parto ma può ripresentarsi a distanza di anni come diabete mellito di tipo 2. Inoltre è un fattore di rischio per la sindrome metabolica del neonato quando sarà più grande.
Il fattore di rischio principale è l’obesità. Pertanto uno stile di vita sano (dieta controllata e attività fisica) e un controllo del peso sono fattori protettivi nella vita adulta e in gravidanza per prevenire l’insorgenza del diabete in menopausa (nella mamma) e da adulto (nel bambino).
OSTEOPOROSI
E’ un disordine delle ossa caratterizzato dalla compromissione della robustezza dell’osso che predispone ad un aumento del rischio di frattura. Non è solo conseguente alla perdita ossea che accade con l’avanzare dell’età. Un individuo che non raggiunge un picco ottimale di massa ossea durante l’infanzia e l’adolescenza, può infatti sviluppare osteoporosi senza che vi sia una accelerata perdita ossea in età adulta.
Il riassorbimento dell’osso è particolarmente evidente nelle donne subito dopo la menopausa ma l’osteoporosi si sviluppa con maggiore probabilità̀ quando il picco di massa ossea, raggiunto entro i primi 20-25 anni di vita, non è ottimale.
I fattori determinanti il picco di massa ossea sono molteplici:
- fattori genetici e familiarità,
- fattori ormonali (bassi livelli di estrogeni e androgeni, ormone della crescita) anche contraccettivi errati
- alimentazione (apporto di calcio, vitamina D)
- stile di vita (attività fisica, esposizione ai raggi UV, fumo di sigaretta, eccessivo consumo di caffè)
- malattie congenite (fibrosi cistica, omocistinuria, osteogenesi imperfetta, ecc), malattie croniche e trattamenti farmacologici prolungati (corticosteroidi).
Un corretto stile di vita, un adeguato contraccettivo in età giovanile e una terapia ormonale sostitutiva in perimenopausa sono fattori che possono limitare l’insorgenza o il progredire della malattia.
MALATTIE CARDIOVASCOLARI
la menopausa si verifica gen verifica generalmente intorno ai 50 anni, tra i 45 ed 55 anni, ma non sono rare menopause precoci. Già alcuni anni prima della cessazione delle mestruazioni si osservano alterazioni del ciclo mestruale (mestruazioni ravvicinate o abbondanti oppure più distanziate tra di loro o perdite continue). Le ovaie cessano la loro attività e, di conseguenza, diminuisce nel sangue la quantità degli estrogeni. La diminuzione degli estrogeni può provocare sintomi di natura neurovegetativa (vampate di calore, sudorazioni profuse, palpitazioni e tachicardia, sbalzi della pressione arteriosa, disturbi del sonno, vertigini, secchezza vaginale e prurito genitale), sia di natura psicoaffettiva (irritabilità, umore instabile, affaticamento, ansia, demotivazione, disturbi della concentrazione e della memoria, diminuzione del desiderio sessuale).
Le conseguenze più importanti del calo degli estrogeni sono: l’aumento del rischio cardiovascolare (infarto cardiaco, ictus cerebrale, ipertensione) e l’osteoporosi. Fino alla menopausa, infatti, le donne hanno un rischio cardiovascolare inferiore a quello degli uomini perché gli estrogeni prodotti dalle ovaie garantiscono una minore quantità di colesterolo nel sangue e una buona dilatazione delle arterie. Le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte per la donna in menopausa, superando di gran lunga tutte le forme di neoplasie, compreso il cancro della mammella.
L’aumento del peso corporeo rappresenta un problema in più del 50% delle donne oltre i 50 anni, soprattutto l’accumulo di grasso addominale. La distribuzione del grasso corporeo “a mela” comporta un maggior rischio cardio-vascolare perché l’adipe produce sostanze nocive.
Prevenzione
Bisogna agire prima che insorga la menopausa con uno stile di vita corretto (attività fisica gravitazionale e dieta adeguata) che controlli il peso.
La terapia ormonale sostitutiva aiuta a proteggere la donna da osteoporosi e malattie cardiovascolari.
Quando e dove?
Giovedì 6 febbraio ore 18.00 presso Sede centrale Lapam, via Emilia Ovest, 775 – Modena.
Per iscriversi o richiedere maggiori informazioni:
Mail: info@poliambulatorio-minerva.it
Tel: 059 5180176
WhatsApp: 351 8003646